La città intelligente... ma che cos’è? Valle d’Aosta e Smart Valley Project

A cura di  Monica e Sabrina   21 luglio 2025

La città intelligente... ma che cos’è?
Valle d’Aosta e Smart Valley Project: Un progetto con radici molto lontane ma incredibilmente vicine.


Iniziamo dalla definizione ufficiale.

La smart city è un ambiente urbano che utilizza tecnologie avanzate, in particolare l’informatica e le telecomunicazioni, per “migliorare” la qualità della vita dei cittadini, ottimizzando l’uso delle risorse e rendendo più efficienti i servizi pubblici.
In pratica, è una città che integra infrastrutture fisiche, dati e ICT (Information and Communication Technologies) per gestire in modo “intelligente” tutto ciò che fa parte della nostra quotidianità: trasporti, energia, rifiuti, sicurezza, sanità, governance.
A rendere tutto questo possibile, c’è l’Internet of Things (IoT), ovvero quella rete di oggetti “intelligenti” (sensori, semafori, lampioni, telecamere, contatori, cassonetti) capaci di raccogliere dati in tempo reale e dialogare tra loro. In pratica, la città si riempie di “nervi e recettori digitali” che trasmettono informazioni a sistemi centrali o distribuiti, i quali poi decidono cosa fare.

Tutto smart, tutto connesso. Al punto che, a volte, ci si aspetta che anche i semafori abbiano una laurea in ingegneria e i cassonetti della spazzatura un master in informatica.

Ora che abbiamo una descrizione, scartiamo il pacchetto “smart city” e vediamo cosa c’è dentro.

Curioso? Mi spiace deluderti. Niente regalo per ora, solo altri pacchetti da scartare tutti strettamente collegati.



Procediamo dando prima un’occhiata generale...

Nel progetto della mobilità intelligente, troviamo semafori adattivi, bike e car sharing connessi, parcheggi smart e mezzi pubblici aggiornati in tempo reale, tutto gestibile via app per una pianificazione multimodale dei percorsi.

Sul fronte energetico, troviamo un’illuminazione pubblica a LED con sensori, edifici intelligenti dotati di domotica e monitoraggio dei consumi, insieme all’uso combinato di “fonti rinnovabili” ... Rinnovabili? Parliamone!

Nel pacchetto sicurezza urbana, entrano in gioco videosorveglianza intelligente, illuminazione adattiva e sistemi di allerta rapida.
L’ambiente è monitorato da sensori che rilevano la qualità dell’aria, il rumore, le condizioni dell’acqua e, grazie ai dati predittivi, si cerca di prevenire incendi, alluvioni o gestire i rifiuti con maggior precisione. 

La sanità si evolve con la telemedicina, monitoraggio da remoto delle persone fragili e app per la salute pubblica.

Anche l’istruzione e la cultura si fanno smart: scuole digitali, musei interattivi, QR code e realtà aumentata nei percorsi culturali.

Sul piano della governance, troviamo piattaforme per la partecipazione civica, open data, consultazioni digitali e la promessa (spesso molto sospetta) di una maggiore trasparenza.

L’economia urbana si sviluppa grazie al digitale, sostenendo startup, mercati locali online e pagamenti smart.

Infine c’è il turismo intelligente, fatto di guide digitali, percorsi personalizzati e sistemi per evitare l’overtourism.

Tutto molto intelligente… ma il contatto umano? Smarrito, sicuramente, nei meandri del Wi-Fi.

Apriamo il primo.
Sei pronto?


Tuffiamoci dentro al monitoraggio del traffico, uno dei grandi protagonisti della MOBILITÀ INTELLIGENTE: sì, anche i semafori ormai ci guardano.

I semafori adattivi, ad esempio, usano sensori e telecamere per osservare in tempo reale il flusso di veicoli e pedoni agli incroci. Grazie all’intelligenza artificiale (che evidentemente non dorme mai), ad esempio, si modifica automaticamente la durata del “verde” e del “rosso” in base al traffico.

Per incentivare il passaggio da “auto privata” a “mezzi alternativi e condivisi”, le città intelligenti promuovono sistemi integrati di bike-sharing e car-sharing, accessibili tramite app. In pochi secondi puoi localizzare, prenotare e sbloccare il mezzo, almeno finché il segnale regge.

Anche i trasporti pubblici sono ormai connessi in tempo reale: bus, tram e metro sono geolocalizzati, e le app permettono di sapere quando arrivano, quanto tardano, e se è il caso.. di camminare!

E il parcheggio? Pure quello è diventato furbo.
Ovviamente, nella mobilità intelligente non potevano mancare i parcheggi intelligenti.
Ogni stallo è dotato di sensori che rilevano la presenza o l’assenza di un’auto, e inviano l’informazione a un’app o a pannelli stradali.

Ma non esiste solo il traffico dei veicoli, diamo un occhio alle piste ciclabili intelligenti.

Le piste ciclabili non sono più semplici strisce sull’asfalto, ma vere e proprie corsie hi-tech. Si illuminano al passaggio grazie a luci LED intelligenti che si regolano in base alla luce ambientale. I sensori integrati monitorano i flussi in tempo reale, contando chi passa, dove e quando, mentre alcuni si spingono oltre, rilevando pioggia o ghiaccio e attivando allerte: insomma, la pista sa quando fa freddo prima ancora che tu te ne accorga.
Le app digitali suggeriscono i percorsi più sicuri o meno trafficati e, per i più tecnologici, indicano anche dove ricaricare la propria bici elettrica. Il tutto si collega ai grandi hub multimodali, quei punti strategici dove si passa dalla bici al treno, dalla metro al car sharing. E naturalmente, la sicurezza è al primo posto: segnaletica luminosa, cartelli intelligenti, allarmi sonori agli incroci e videosorveglianza nei punti più critici, perché anche la pedalata deve sentirsi protetta… e monitorata, ovviamente.

Per realizzare la pista ciclabile, in particolare nella città di Aosta, hanno tolto una infinità di parcheggi, tagliato alberi, ristretto alcune strade principali, modificato brutalmente la viabilità creando non pochi disagi e sopratutto hanno reso le piste, in alcuni punti, molto pericolose. Però, lo vuole l’Europa e noi cittadini non possiamo fare altro che accettare..o forse, no!!

Quali sono queste nuove tecnologie? E che tipo di dati si raccolgono?

La gestione intelligente della mobilità parte da una pioggia di dati, che arrivano da fonti diverse, spesso invisibili ma ovunque.
I GPS installati nei veicoli, o integrati nelle app come Google Maps e Waze, segnalano tragitti, velocità e intoppi.
Anche i nostri smartphone fanno la loro parte, contribuendo (in teoria in forma anonima) al monitoraggio dei nostri spostamenti e comportamenti. Siamo tutti, volenti o nolenti, pedine connessissime.

Poi ci sono le targhe elettroniche e i sistemi RFID, utilizzati per gestire le ZTL e i pedaggi automatici, che riconoscono i veicoli in tempo reale. Infine, le stazioni meteo stradali rilevano pioggia, ghiaccio o nebbia.

Il cuore pulsante delle smart city è la rete di sensori. E qui viene il bello:

  • I sensori a induzione magnetica, sepolti sotto l’asfalto, rilevano la presenza dei veicoli: passaggi, velocità, numero. Li troviamo, ad esempio, ai semafori o ai caselli autostradali.
  • I sensori a infrarossi o a microonde, montati su pali o sopra le strade, rilevano i veicoli in base al calore o all’eco del segnale. Una specie di pipistrelli tecnologici.
  • I sistemi radar, simili a quelli usati in meteorologia, monitorano i flussi su strade veloci o grandi arterie.
  • I più sofisticati, i sensori LIDAR, usano luce laser per creare modelli 3D del traffico. In pratica, la città vede tutto… in tre dimensioni.

Infine ci sono loro: le onnipresenti telecamere di videosorveglianza.
O CCTV.

Queste telecamere non si limitano a riprendere ma analizzano immagini in tempo reale, grazie all’intelligenza artificiale, e possono:

  • contare e classificare veicoli (auto, moto, camion, autobus…);
  • misurare la velocità media, la direzione, i punti di congestione;
  • rilevare incidenti e anomalie;
  • leggere le targhe, controllare le ZTL, segnalare infrazioni.
  • riconoscere volti e comportamenti sospetti.

Proprio cosi, in molti casi possono riconoscere volti e comportamenti. Un occhio sempre aperto come un grande fratello.

Colleghiamoci dunque, al pacchetto “sorveglianza urbana”


Il grande fratello è qui, ora.

Le telecamere intelligenti sono in cima alla lista: leggono targhe, riconoscono facce e movimenti sospetti, usano la visione notturna, e in alcuni casi possono rilevare anche incendi, grazie ai modelli termici.

A fianco a loro ci sono i sensori audio ambientali (microfoni), capaci di captare suoni anomali: spari, urla, esplosioni… ma anche chiacchiere, conversazioni private, risate e tutto il resto.

Troviamo, inoltre, l’illuminazione adattiva che regola i lampioni in base alla luce naturale, al passaggio di persone o al “livello di rischio percepito”. Livello di rischio percepito da chi?
Ci sono colonnine SOS smart, collegate alle forze dell’ordine, che permettono comunicazioni audio-video immediate in caso di emergenza.
I pannelli digitali invece diffondono messaggi d’allerta o informazioni utili in tempo reale.

Inoltre, in alcune città stanno sperimentando anche droni e robot di pattuglia, per monitorare zone isolate.

Non siamo ancora in un film di fantascienza... ma poco ci manca.


Continuiamo con un’altra star delle città del futuro: la gestione smart dei rifiuti

Sì, anche i nuovissimi cassonetti  sono intelligenti perchè essendo dotati di sensori, monitorano in tempo reale il livello di riempimento, e non solo, quando sono quasi pieni, inviano un messaggio al sistema centrale ed è come se comunicassero: "Hey, venite a svuotarmi!"

I camion della raccolta seguiranno percorsi dinamici, tracciati in base ai dati, e non più quelli fissi e ripetitivi.

Anche i cittadini partecipano a questo cambiamento, naturalmente utilizzando lo smartphone! Attraverso un’altra app possono ricevere notifiche, consigli, o segnalare disservizi ed altro magari...Non aspettiamoci riduzioni in bolletta perchè non sarà cosi!!

Curiosità locale: nella nostra città, Aosta, i cassonetti sono dotati anche di sensori che conteggiano il numero delle volte che un utente apre un bidone per buttare la sua spazzatura. Dal mese di Luglio si potrà aprire il bidone solo 12 volte in un anno e se si supererà questo limite, ci sarà un surplus in bolletta . Ricordandoci sempre che i nuovissimi cassonetti e bidoncini intelligenti li paghiamo noi. 
Per non parlare delle multe!! Alcuni cittadini di Milano, per esempio, ci hanno raccontato, che nella loro città è stato attivato il controllo a campione e in, estrema sintesi, ci spiegano che se non saremo cittadini modello, il Sistema ci punirà.

Insomma: la fantascienza diventa realtà.
Solo che invece di astronavi… abbiamo cassonetti che parlano, lampioni che pensano e semafori che decidono.

Senza perdere di vista lo smartphone scartiamo il terzo pacchetto: La sanità diventa digitale.


Tre sono i grandi filoni in cui si concentrano gli sforzi: la telemedicina, il monitoraggio da remoto delle persone fragili, e non poteva mancare un’altra app per la salute pubblica.

Immagina di fare una visita medica senza uscire dal salotto, direttamente dal telefono o dal computer. Con le piattaforme digitali si può videochiamare il medico, inviare esami, ricevere diagnosi e ricette.
Durante la chiamata, vengono raccolti dati: sintomi, referti, e persino parametri biometrici se collegati a dispositivi smart.

Insomma, con la telemedicina è tutto comodo, tutto veloce… tutto senza contatto umano.
Niente più chiacchiere in sala d’attesa, niente più ascolto dal vivo, mani che toccano il polso, orecchie che ascoltano il nostro respiro.
Solo uno schermo!!

Il monitoraggio da remoto è un sistema, sempre più diffuso, che permette di “seguire” da lontano persone fragili e anziani.
Attraverso dispositivi indossabili e sensori installati in casa, si raccolgono dati vitali, movimenti, cadute, anomalie nel comportamento. Anche dati ambientali: temperatura, luce, attività giornaliera.

In teoria: un aiuto prezioso. In pratica: li lasciamo soli e li monitoriamo da uno smartphone.
Un bel modo per farli sentire “seguiti” in solitudine!!

Infine, ricordi ancora l’app Immuni? Ecco, sono pronte altre applicazioni che tracciano i contatti tramite GPS o Bluetooth, avvisano chi è entrato in contatto con un positivo, e raccolgono dati per gestire emergenze sanitarie.

Tutto questo funziona? Forse. Preoccupa? Molto.
Di certo, è un altro mattoncino nell’architettura del controllo digitale permanente.

Curiosità locale: la Giunta regionale ha siglato un accordo con la Regione Puglia per potenziare la telemedicina in Valle d’Aosta, comprese le aree montane. Il tutto grazie al PNRR, Missione 6 – Salute. Per ulteriori informazioni clicca su Sito Regionale  e su  ANSA.it

Un altro bel pacchetto da scartare è quello dell’istruzione e cultura digitale.
Le scuole del futuro (ma ormai anche del presente) sono connesse, digitali, “intelligenti”.


Le aule diventano spazi interattivi: lavagne smart, contenuti multimediali, piattaforme online, realtà virtuale…

E nel frattempo, ogni clic, ogni esercizio, ogni errore dello studente viene registrato e analizzato.
Nomi, età, rendimento, presenze, preferenze, tempo speso sulle lezioni… tutto tracciato.

E non finisce lì: anche lo spazio pubblico si trasforma in un’aula digitale. Passeggiando per un parco, un museo o tra i monumenti della città, basta inquadrare un QR code e si aprono video, audio-guide, ricostruzioni storiche. Bello, no?

Sì, ma anche qui… si raccolgono dati.
Quanti usano il QR, quanto tempo si passa sui contenuti, quali zone sono più frequentate.
E se si attiva la geolocalizzazione? Si registra anche dove siamo, quando ci andiamo e cosa guardiamo. Vengono analizzati anche dati demografici (lingua del dispositivo, tipo di telefono…).

Tutto questo serve per una didattica personalizzata o per un tracciamento su misura?

Sei stanco? Non demordere... apriamo un ultimo pacchetto: Il turismo intelligente, una visita guidata dai tuoi stessi dati.

Le classiche guide cartacee sono state sostituite da app mobili, audioguide interattive, QR code e realtà aumentata. Cammini per la città e ti raccontano tutto: storie, curiosità, immagini in 3D, ricostruzioni immersive.

Le app registrano quali punti visiti, quanto tempo resti, che lingua scegli, quali percorsi segui, cosa ti interessa di più.
Possono raccogliere anche preferenze esplicite (temi, durata, livello del tour) e analizzare i tuoi comportamenti passati.

L’obiettivo dichiarato? Anche in questo caso: offrirti un’esperienza su misura…
ma anche redistribuire i flussi turistici, evitare sovraffollamenti e, se serve, limitare gli accessi temporaneamente.
Sì, l’analisi di questi dati possono essere usati anche per decidere chi entra e chi resta fuori. Il progetto avviato nell’estate 2024 a Venezia (piccolo approfondimento alla fine dell’articolo) ne è la prova concreta.

Non vogliamo nemmeno immaginare i COSTI che noi cittadini dovremo sostenere per costruire questo folle e gigantesco progetto che ha radici molto lontane.
L’aspetto più inquietante è che tutto è volto a non farci staccare più gli occhi da uno schermo!

Facciamo un attimo una pausa.
Abbiamo parlato di telecamere intelligenti, cassonetti parlanti, robot in pattuglia e app che sanno dove sei e cosa fai.
Perfetto.

Ma... chi o cosa raccoglie, trasmette, elabora e archivia questi dati?

E soprattutto: su quale rete viaggiano?

Sicuramente, per far funzionare tutto questo meccanismo, fatto di miliardi di micro-operazioni digitali ogni secondo, serve una rete. Una rete veloce, capillare, stabile, intelligente, potente.
Avete indovinato?
Esattamente.


La rete 5G, e le sue future evoluzioni (6G, 7G, 8G, ecc.), sono la spina dorsale invisibile delle città intelligenti.

Senza di lei, niente mobilità smart, niente droni che sorvegliano i parchi, niente AI che analizza tutto in tempo reale.

La 5G permette trasmissioni di dati ultra-veloci a bassissima latenza, fondamentali per applicazioni come:

  • il monitoraggio istantaneo del traffico
  • la gestione automatica dei semafori,
  • la sicurezza stradale "in tempo reale"
  • la sicurezza urbana
  • il tracciamento di ogni cosa che si muove — o che non si muove abbastanza.

E soprattutto, può gestire milioni di dispositivi connessi nello stesso momento, senza collassare.
Una città smart, dopotutto, è un enorme ecosistema di oggetti che parlano fra loro.
Serve una rete che li ascolti tutti… e che risponda subito.

Parliamo di antenne? Quelle che spuntano come funghi dalla sera alla mattina?
Perché la rete wireless non funziona senza emettitori. E quindi... eccole lì: piccole, grandi, visibili o mimetizzate.
Montate sui pali, sui tetti, nei campanili, nei lampioni, in città, nei parchi, vicino alle scuole, nei quartieri. Sempre più vicine. Sempre più fitte.

Accanto alla 5G, troviamo la fibra ottica: la parte “sotterranea” del sistema.
Questa rete collega sensori, semafori, centrali operative, telecamere, cassonetti, ospedali digitali, scuole digitali, cittadini digitali.
Tutti connessi, tutti sincronizzati.
Trasmette dati con una velocità pazzesca, indispensabile per gestire i flussi di traffico, i consumi energetici, i monitoraggi ambientali ed emergenze, allarmi, incidenti…

Insomma, la città del futuro scorre dentro cavi di vetro ultrasottili.

E se per caso vi state chiedendo:

“Ma io, tutto questo, quando l’ho deciso?”
Tranquillo. Non lo hai deciso. È stato deciso per te. (Agenda 2030 - La Genesi, se sei curioso clicca qui)

Curiosità locale: Nel luglio 2024 a tutti i consiglieri regionali perviene una proposta di legge urgente: "Disposizioni in materia di stazioni radioelettriche e di postazioni di radiotelecomunicazioni. Modificazioni alle leggi regionali 4 novembre 2005, n. 25, 12 marzo 2002, n. 1, e 28 ottobre 2021, n. 30" dall’ASSESSORE Luciano Caveri da discutere e votare pochi giorni dopo in consiglio regionale, senza se e senza ma!

Il 23 luglio 2024, un giorno curioso per la democrazia, i gruppi di minoranza decisero di non partecipare né alla discussione né tanto meno alla votazione, si alzarono ed uscirono dall’aula. Nonostante questo i 18 presenti rimasti approvarono la proposta portata, con così tanta urgenza, dall’ASSESSORE Caveri che, stranamente quel giorno, era assente per adempiere ad altri impegni istituzionali. Ma qual’era la proposta di legge? L’assessore Caveri, con il consenso dei 74 sindaci (CELVA) ha tolto loro il potere decisionale sulle telecomunicazioni e lo ha portato in un ufficio regionale creato proprio per questa occasione. Sembra anche a te un accentramento del potere? Per approfondire questo argomento clicca qui.

Bene. Abbiamo sensori ovunque, app che tracciano ogni spostamento, videocamere intelligenti, droni, microfoni ambientali, GPS, RFID, AI e chi più ne ha più ne metta.
Ora, dove finisce tutto questo? Chi lo elabora? Chi decide cosa fare con queste informazioni?

Il cloud è da tempo il cervello invisibile delle smart cities.

Tutti i dati raccolti , dai cassonetti ai semafori, dagli ospedali digitali ai turisti che scannerizzano QR code, vengono spediti via internet a giganteschi data center, magari in un’altra regione o nazione.


Lì, software potentissimi li analizzano, li classificano, li elaborano e li impacchettano in “decisioni”.

Poi, i risultati tornano giù, verso la città, per trasformarsi in azioni “intelligenti”: cambia un semaforo, si apre un varco ZTL, si accende una sirena, parte una notifica con informazioni su misura.

A dare una mano a questi mega cervelloni entra in gioco una nuova tecnologia, l’edge computing. Significa che il "cervello" si sposta vicino agli occhi (telecamere) e alle orecchie (sensori).
I dati, infatti, vengono elaborati direttamente sul posto, da dispositivi installati ai margini della rete: semafori, telecamere, sensori, lampioni.
Nessun ritardo. Nessun passaggio in server remoti.
Il vantaggio? Decisioni istantanee.
Lo svantaggio? Tutto si fa ancora più invisibile, capillare, automatico. E spesso, ancora meno controllabile.

Ma quanta energia serve per mantenere questi giganteschi data center e tutta questa immensa rete?? Una  quantità smisurata! Forse sarà anche questo uno dei motivi che spinge la distruzione di terreni agricoli e non, nel Piemonte, in Sardegna, in Sicilia, in Puglia... con il fine di trasformarli in grandi campi eolici e fotovoltaici. 
Però che vogliamo fare? Ci serve energia per mantenere queste nuove città tecnologiche quindi possiamo sacrificare tranquillamente agricoltura e allevamento! In fondo sostituiremo solo il grano il riso, le verdure.... con energia “pulita”. 

E poi c’è la questione meno visibile ma decisamente bollente: quella del raffreddamento. Per far funzionare questi giganteschi data center, che divorano energia per alimentare la potenza di calcolo necessaria alla nostra vita sempre più “smart”, serve anche un’enorme quantità d’acqua. Sì, proprio acqua. Acqua che, in alcuni territori, pare non essere poi così abbondante. Tanto che, nei pressi di alcuni stabilimenti, si parla già di razionare l’acqua per uso civile, per poterla destinare all’inevitabile raffreddamento dei server. Pensa che una struttura da 100 MW può usare fino a 2 milioni di litri al giorno, equivalenti al fabbisogno giornaliero di 6.500 famiglie. In Europa, se circa il 20 % dei data center adottasse il raffreddamento liquido, l'uso complessivo d’acqua oscillerebbe intorno ai 43 miliardi di litri l’anno. L’importante è che i nostri dati restino al fresco. Se poi tocca razionare l’acqua ai cittadini… pazienza: almeno l’algoritmo sarà idratato.

Ma alla fine, a cosa gli servono tutti questi dati?

Servono a creare una realtà su misura per noi, come nel film The Truman Show", con il cibo che più ci piace, la società, lo smartphone, lo sport, i film, le trasmissioni da salotto, i talent show, i video in HD, i social, le app che tengono occupati gli occhi e la  mente. Tutto è impegnato, con grande successo purtroppo, a distogliere la nostra attenzione da cose decisamente più importanti come, l’ambiente, la salute, le decisioni politiche e la libertà. 

Orwell, ci sei?

A volte viene da chiedersi: cosa avrebbe scritto George Orwell nel suo celebre “1984” se avesse avuto a disposizione anche solo la metà delle tecnologie che abbiamo oggi?
Probabilmente non avrebbe cambiato una virgola. Anzi: le avrebbe solo descritte meglio.

E ora?

Ecco, arrivati a questo punto, una domanda è inevitabile:

In nome di una finta sicurezza promessa, di una mobilità “più fluida” e controllata, di una sanità “più efficiente” ma disumanizzata, stiamo cedendo il controllo totale della nostra quotidianità a sistemi automatizzati, algoritmi invisibili e infrastrutture tecnologiche che non abbiamo scelto, ma che ci sono state imposte senza discussione... Ne vale davvero la pena?

La rete 5G è sicura? Molti studi scientifici dicono di no anzi chiedono di fare attenzione e di osservare il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE. (se la curiosità continua ad essere viva, clicca qui)
Il riconoscimento facciale ci protegge? Ci protegge da chi, da cosa?
La raccolta di questi dati ci migliora la vita? Mah... abbiamo seri dubbi.

Noi sappiamo che intanto nella vita reale...

L’inquinamento ambientale è ai massimi livelli storici.
Le persone, economicamente, non arrivano a fine mese.
Le piccole medie imprese chiudono una dopo l'altra.
La sanità è al collasso.
Le scuole si trasformano in indottrinamento di pensieri e valori distorti. Da noi ovviamente non condivisi.
La società è in tilt.

Eppure, i governi elaborano progetti miliardari per città super-connesse, che sembrano fatte più per controllare che per aiutare. Più per osservare che per servire.
Ci convincono che sia per il nostro bene, ci lasciano all’oscuro e ci riempiono di distrazioni che non ci fanno pensare. Così restiamo calmi, controllati... complici.

Mmmh... Resteremo sicuramente calmi e lucidi ma non controllati nè tanto meno complici di un sistema che mette in cima alle sue priorità il denaro e il potere al posto del benessere dell’ambiente e dell’essere umano.

E tu, cosa ne pensi? Sei pronto a vivere in una città dove il contatto umano è sempre più raro e dove tutto, compreso te, è controllato dalla tecnologia?

Il motto dell’Agenda 2030 è “Non avrai più nulla e sarai felice”... Secondo te cosa significa veramente?

Credi che queste innovazioni, utilizzate in questa maniera e controllate da pochi nel mondo, possano davvero migliorare la qualità della vita o rischiano di trasformarci in cittadini automi, sorvegliati, disumanizzati e incuranti dell’ambiente?


Qui di seguito troverai alcuni di questi progetti nella realtà italiana attuale, senza dimenticare la nostra Valle ovviamente.

MISE / MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) ha promosso il progetto "Smart Cities and Communities", finanziando iniziative come i quartieri pilota e le smart grid. Questi progetti integrano tecnologie IoT, sensori e sistemi di monitoraggio del traffico per ottimizzare la mobilità urbana. Ad esempio, l'installazione di sensori per il rilevamento del traffico e il controllo dei flussi veicolari in tempo reale. (MISE: quartieri-pilota e smart grid ...)

TORINO

Il Comune di Torino ha avviato il progetto "Traffic & Mobility Management", finanziato con circa 2 milioni di euro nell'ambito del programma PON Metro con fondi React-EU. L'iniziativa prevede l'aggiornamento della rete di sensori ITS (Intelligent Transport Systems) gestita dalla società in house 5T Srl. Gli obiettivi principali includono: (Il Comune di Torino rinnova il sistema di monitoraggio del traffico - Torino Free)

  • Potenziare la rete di monitoraggio della mobilità ciclistica e pedonale su 15 assi cittadini.
  • Sviluppare strumenti di analisi della domanda di mobilità multimodale.
  • Realizzare uno studio di fattibilità per la gestione della city logistics.

Il progetto "Smart Square" ha trasformato Piazza Risorgimento in un'area urbana intelligente, integrando tecnologie IoT per il monitoraggio ambientale, la gestione dei rifiuti e l'illuminazione pubblica.

MILANO

Progetto Sicurezza Milano Metropolitana: Questo piano pluriennale, sviluppato dalla Città Metropolitana di Milano insieme a Safety21 e Municipia, mira a dotare il territorio di strade più sicure e rispettose dell'ambiente. Dal 2020 (60 milioni di italiani chiusi a casa..) sono stati installati 96 dispositivi IoT per il monitoraggio del traffico, gestiti tramite la piattaforma TITAN® certificata AGID. (Progetto Sicurezza Milano Metropolitana - Progetto Sicurezza Milano Metropolitana : Progetto Sicurezza Milano Metropolitana)

Il progetto "Control Room" prevede l'ammodernamento dell'infrastruttura digitale del corpo di polizia locale, attraverso l'implementazione di una nuova centrale operativa integrata con strumenti tecnologicamente avanzati. Questo sistema permetterà di raccogliere e far dialogare in formato digitale tutte le risorse della Polizia, sfruttando le potenzialità della Smart City e utilizzando la videosorveglianza per il controllo e la sicurezza del territorio. (Control Room - nuova centrale operativa della polizia locale e controllo traffico della mobilità - Comune di Milano)

Il progetto "Ripresa Digitale", finanziato da REACT EU, ha portato all'acquisizione di una piattaforma di Intelligenza Urbana in grado di raccogliere e analizzare dati provenienti dalla città. Questa piattaforma consente di monitorare la mobilità, l'inquinamento e le condizioni meteorologiche, fornendo strumenti per la pianificazione strategica e la gestione operativa della città. (Ripresa digitale - Comune di Milano)

TRENTO

Progetto MARVEL: non potevano mancare i supereroi e gli obiettivi da raggiungere.

Si tratta di un’iniziativa europea, finanziata dal programma Horizon 2020, che rientra nella strategia di smart city della città di Trento.

Il sistema è una vera architettura digitale multilivello, che mescola:

  • Edge computing, per analizzare i dati direttamente dove vengono raccolti (tipo: “vedo e agisco”),
  • Fog computing, che distribuisce i dati in modo intelligente tra i dispositivi,
  • e il classico Cloud, dove tutto viene archiviato, incrociato e spremuto per tirare fuori analisi utili.

Futuristico? Sì. Sicuro? Mmmh…

Eh già, perché a un certo punto è arrivato lo stop.
Problema numero uno: la privacy.
Il sistema, infatti, raccoglie dati visivi e audio delle persone, e nonostante i buoni propositi, le misure di anonimizzazione sono risultate insufficienti per il Garante della Privacy. In parole povere: c’era il rischio concreto di poter riconoscere le persone, e questo, in un contesto pubblico e sorvegliato, ha fatto scattare più di un campanello d’allarme.

Risultato? Il Comune di Trento ha sospeso il progetto, grazie a cittadini consapevoli e determinati, fermando subito la raccolta dei dati. Ma non è bastato: è arrivata comunque una sanzione da 25.000 euro. Il motivo? Nessuna cattiva fede, ma una mancanza di base giuridica chiara per trattare quel tipo di dati così sensibili.

Morale: anche quando i progetti sono “smart”, i diritti fondamentali delle persone rimangono (per fortuna e per ora) una cosa seria.

Lasciamo qui di seguito il comunicato stampa dell’associazione Uniamoci Trentino clicca qui.

VENEZIA

A Venezia il progetto Smart Control Room è stato sviluppato per trasformarla nella prima smart city d’Italia. Vuoi andare a Venezia? Paga il ticket e registrati!

Cos’è una Smart Control Room?

Immagina una cabina di regia urbana, dove schermi, dati e algoritmi non dormono mai. Una Smart Control Room è proprio questo: un centro operativo super tecnologico dove si raccolgono e si analizzano in tempo reale flussi di dati provenienti dalla città — traffico, trasporti, meteo, inquinamento, sicurezza, eventi pubblici, tutto. È questo il “cervello” digitale della smart city.

E quindi a Venezia?

La città lagunare ha dato vita alla sua Smart Control Room, una cabina di regia futuristica ospitata sull’Isola Nuova del Tronchetto, dove ogni angolo della città viene monitorato in tempo reale.

Qui passano informazioni su tutto: flusso turistico (con tanto di contapersone), traffico veicolare e acqueo, trasporto pubblico, condizioni meteo, qualità dell’aria, decoro urbano, parcheggi. Un’enorme mole di dati che viene raccolta e analizzata attraverso un mix di tecnologie avanzate: IoT, Intelligenza Artificiale, cloud computing e 5G, il tutto per garantire un controllo “intelligente” e centralizzato della città.

Il risultato? Una Venezia sempre più digitalizzata, dove per entrare si paga, ci si registra e poi si viene tracciati. Una città che, per tutelarsi dall’eccesso di turismo, ha scelto la via del monitoraggio e della regolazione automatizzata.

Un approccio, al limite del possibile, comprensibile, forse necessario per evitare il collasso di un territorio tanto delicato. Ma resta una domanda: quando la tecnologia serve a proteggere un luogo… e quando, invece, rischia di svuotarlo della sua anima?

Se vuoi approfondire il caso di Venezia Clicca qui

Potremmo continuare a scoprire progetti smart sparsi per l’Italia... ma ora facciamo un salto a casa nostra, nella nostra Valle d’Aosta. E vediamo un po’ cosa bolle nella pentola digitale locale.

VALLE D’AOSTA – Smart Valley Project

Dietro questo nome che sa un po’ di Silicon Valley in versione alpina, c’è un’iniziativa coordinata dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta, nell’ambito della call “Aggregazioni R&S”. L’obiettivo? Portare l’innovazione tecnologica e la sostenibilità anche quassù, tra le vette, i paesini e le strade tortuose.

Tra gli ambiti già attivi o in sviluppo, troviamo la mobilità intelligente, con sistemi che monitorano traffico e flussi veicolari (anche se di code da queste parti, a parte qualche domenica di rientro, non ce n’è tantissime); la gestione “smart” dei rifiuti; il controllo ambientale, con sensori che tengono d’occhio la qualità dell’aria e le condizioni del territorio; e infine il turismo sostenibile. Sì, avete capito bene... il progetto iniziato a Venezia passerà dalla laguna alle nostre montagne.

Infine, tra i progetti pilastro, troviamo MONTUR, sviluppato dall’Università della Valle d’Aosta, che prevede il monitoraggio in tempo reale dei flussi turistici tramite sensori distribuiti e algoritmi di machine learning: in pratica, una previsione meteo… del turismo. Un modo per capire dove, quando e quanto si riempiranno i nostri paesi e valli, e provare a gestirli prima che diventino cartoline sovraffollate.

Insomma, la Smart Valley è partita.

Fin dove arriverà, e con quali ricadute reali nella vita quotidiana?

Nei prossimi articoli, inizieremo a scavare un po’ più a fondo anche tra i progetti locali.

Intanto, se sei curioso, dai un’occhiata al progetto Montur clicca qui e se non sei ancora soddisfatto ecco qui gli 8 progetti della “Smart Valley Project” previsti per la nostra Regione clicca qui